Inconsapevole tolleranza per i colletti bianchi ("La Voce" di Rovigo 6.9.11) | Stampa |

Inconsapevole tolleranza per i colletti bianchi (“La Voce” di Rovigo 06.09.2011)
di Patrizia Trapella* e Luca Massaro**


Borsa, indici, speculazione, agenzie di rating … parole che ricorrono spesso nei mass-media. Comprensibili per gli addetti ai lavori. Noiose per gli altri. D’accordo, ma l’attuale crisi economica mondiale, innestata su quella del 2008, anch’essa mondiale, ha condotto il governo italiano (e non solo) ad adottare misure politiche che incideranno sul tenore di vita dei cittadini. E’ un dato di fatto che merita un’attenzione speciale.
Proviamo allora a capire cosa sta succedendo e ci concentriamo sulle agenzie di rating.
Tecnicamente, sono enti privati – le principali agenzie mondiali sono tre e sono Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch – che classificano il rischio creditizio correlato ad un titolo obbligazionario o ad un’impresa. In parole povere, stabiliscono l’affidabilità di nazioni e di aziende (banche ecc) nel partecipare e attuare operazioni finanziarie (investimenti ad esempio).
Recentemente, le discussioni sulle agenzie di rating si sono diffuse e acuite; si sospettano conflitti di interesse tra i committenti (sono coloro che richiedono alle agenzie la definizione del rischio e possono essere banche, nazioni …) e tali agenzie.
Alcuni analisti finanziari sostengono addirittura che le agenzie di rating operino tramite la complicità del sistema bancario – in tal senso si orientano anche le affermazioni dell’ex-vicepresidente di Moody’s William J. Harrington e quelle di Josè Manuel Gonzales-Paramo, membro del consiglio esecutivo della Banca centrale europea.  
Inoltre, quasi non bastasse, qualche giorno fa, la procura di Trani ha attivato dei procedimenti penali nei confronti di Standard & Poor’s e Moody’s perché quest’ultime nel 2010 e anche quest’anno avrebbero messo in pericolo i mercati formulando giudizi falsi, infondati e imprudenti sull’Italia.
L’ipotesi che emerge da tali riscontri di ordine socio-politico e giudiziario è quella dei crimini dei colletti bianchi – secondo Edwin Sutherland (anni trenta) il “delinquente dal colletto bianco è una persona rispettabile, o almeno rispettata, appartenente alla classe superiore che commette un reato nel corso dell’attività professionale, violando la fiducia formalmente o implicitamente attribuitagli”; ma già Cesare Lombroso, verso la fine dell’Ottocento, dissertando su un famoso scandalo di una banca di Roma, aveva scorto l’intreccio tra economica-finanza e crimini.
L’associazione criminalità ed economia e finanza è pertanto nota. Da tempo, ma sembra non abbia mai destato particolare interesse dal punto di vista sociale, culturale, politico e giuridico, quasi fosse un’isolata coincidenza o un fatto irrilevante (o quasi) nello sviluppo del benessere di una collettività. Perché?
Le spiegazioni sono almeno due. La prima. Il reato violento (l’omicidio ad esempio) suscita una sorta di paura primordiale nell’uomo-cittadino che, ricordandosi di essere un animale, l’avverte come una concreta minaccia per la vita e, pertanto, chiede e rivendica immediate leggi, sentenze, condanne … che lo tutelino. Nei confronti del reato commesso da colletti bianchi (frode, aggiotaggio, insider trading …) non vi è alcuna paura primordiale di essere uccisi né profonda reazione sociale. 
Seconda. La possibilità di subire un reato violento e, ad esempio, cadere ucciso vale per tutti i cittadini. Indistintamente. Invece, il rischio di povertà o della disoccupazione o del cambiamento del tenore di vita derivato da un reato dei colletti bianchi (ad esempio destabilizzazione dei mercati internazionali) non è avvertito in ugual maniera da tutti i cittadini. I ricchi e i benestanti sono infatti meno esposti.
In pratica, l’istinto di sopravvivenza animale individuale prevale sui bisogni sociali della collettività. Ciò spiega la nostra più o meno inconsapevole tolleranza nei confronti dei crimini dei colletti bianchi e suggerisce l’improbabile inversione di tendenza della stessa in un futuro prossimo. In termini evoluzionistici ciò significa che dovremo attendere una nuova era. E forse una mutazione genetica.      

       
*avvocato penalista **medico legale con master in criminologia e psichiatria forense