Presentazione

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25.9.09 Se il medico deride il paziente su Facebook

da "it.notizie.yahoo.com" del 24.9.09

Pazienti derisi con linguaggio profano e discriminatorio, casi clinici mostrati con scherno e disprezzo e persino foto raffiguranti pazienti ricoverati in ospedale in stato di ebbrezza o immagini a sfondo sessuale. Un’ultima ricerca pubblicata sulla rivista Journal of the American Medical Association mostra come la professionalità e la deontologia medica siano ancora due termini alquanto sconosciuti al mondo del web 2.0, luogo in cui i giovani medici, specialmente studenti e specializzandi, tendono a infrangere abitualmente la privacy e il rispetto per i loro pazienti.

Dopo aver inserito un particolare dispositivo elettronico in 78 Facoltà mediche statunitensi, un team di ricercatori della George Washington University di Washington ha passato al vaglio i messaggi postati nei social network all’interno delle strutture mediche universitarie e i loro risultati sono stati alquanto sconcertanti. Il 60% dei medici ha mostrato infatti inserire contenuti poco “uniformi” all’etica professionale, il 19% ha violato la privacy dei malati, il 48% ha mostrato un linguaggio altamente discriminatorio contro i pazienti e nel 38% dei casi sono stati inseriti sul web contenuti a sfondo sessuale aventi come sfondo la corsia ospedaliera. “Mentre alcuni casi potrebbero risolversi con un avviso informale, altri potrebbero giustificare una radiazione del medico o dello studente dalla scuola di medicina”, ha dichiarato l’autrice della ricerca Katherine Chretien, secondo la quale è necessario insegnare a questi giovani professionisti un maggior rispetto per la figura del paziente anche all’interno degli ambienti virtuali. Dalla ricerca è emerso infatti che molti medici e studenti risultano totalmente inconsapevoli dei loro errori commessi via internet. Come se il mondo dei social network fosse una luogo completamente estraneo e disgiunto dal mondo reale. Un luogo in cui il medico è libero di togliersi il camice e infrangere le basi etiche della sua stessa professione.

Fonte. Chretien KC et al. Online Posting of Unprofessional Content by Medical Students. JAMA 2009: 302(12):1309-15.

stefano massarelli