Presentazione

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Solitudine adolescenziale e cyber-dipendenza ("La Voce" di Rovigo 13.12.11) PDF  | Stampa |  E-mail

Solitudine adolescenziale e cyber-dipendenza (“La Voce” di Rovigo 13.12.2011)
di Patrizia Trapella* e Luca Massaro**

Prima di addentrarci nella questione, è utile una premessa di ordine metodologico su cui converrà chiunque, soprattutto se scienziato – si intende colui o colei che segue criteri scientifici per fini conoscitivi.
La statistica è lo strumento imprescindibile adottato dagli studiosi per conoscere le caratteristiche qualitative e quantitative di fenomeni collettivi e in questa, come in tutte le attività umane, vi sono pregi e limiti. 
Veniamo al tema. Qualche giorno fa è stato pubblicato l’esito dell’indagine condotta da Telefono azzurro (è un’associazione onlus nazionale che si occupa di difendere i diritti dell’infanzia) ed Eurispes (autorevole istituto privato che effettua onlus studi di tipo politico, economico e sociale) su 1496 adolescenti di età compresa tra 12 e i 18 anni.
Il 42,5% dei ragazzi controlla continuamente la posta elettronica e Facebook e la metà dei ragazzi (49.9%) quando è on line, perde la cognizione del tempo, dimenticando gli impegni.
Gli altri significativi risultati del sondaggio sono i seguenti: un adolescente su cinque si sente irrequieto e nervoso se non ha la possibilità di utilizzare internet; il 17,2% ha provato, inutilmente, a ridurne l’uso; il 45,7% degli adolescenti non è controllato da un adulto quando è ai videogiochi; un genitore su 5 non conosce l’attività dei figli sul web; il 37.7% degli adolescenti italiani naviga su internet da due a quattro ore al giorno e, infine, il 97% ha un telefonino – praticamente, tutti gli adolescenti ne posseggono uno. 
Tralasciando un’ovvia considerazione – per diversi motivi l’adolescenza è un complesso periodo della vita e forse non basterebbe un trattato di psicologia evolutiva per definirla in maniera soddisfacente – rileviamo che tali dati offrono spunti interpretativi e quesiti di non trascurabile significato che si espongono sinteticamente. Essi sono di tipo sociologico, criminologico, culturale-tecnologico e pubblicitario-speculativo.
Sociologico. I rapporti tra adolescenti e genitori sono sempre stati problematici e non lo si scopre adesso; ma, alla luce di tale risultato statistico, si può forse parlare di preoccupante solitudine degli adolescenti e di acuita e aggravata incomunicabilità generazionale (genitori-figli adolescenti)? Nei primi anni novanta lo psicologo americano K. Young aveva intravisto una cyber-dipendenza – dipendenza da ambienti, strumenti e relazioni digitali – nei 25-35enni. Oggi i cyber-dipendenti sembrano essere anche adolescenti. 
Criminologico. Tanto tempo trascorso in internet e al telefonino espone gli adolescenti ad un apprezzabile rischio di grooming (vedi ns articolo: “Grooming, richiamiamo l’attenzione per stimolare forme di vigilanza giovanile” in La Voce dell’1.11.11) o del sexting – con tale termine si indica l’invio di foto, testi o video a sfondo sessuale a mezzi informatici, telefono compreso.
Culturale-tecnologico. Il prolungato uso del telefonino e del computer, probabilmente, toglie agli adolescenti il tempo da dedicare allo studio delle materie scolastiche, agli hobbies, allo sport o ad altri tipi di divertimento (sappiamo bene che utilizzare internet può essere anche un divertimento!).
Pubblicitario-speculativo. Pensiamo forse che i risultati di questo sondaggio siano scappati all’attenzione dei fornitori di prodotti informatici? E che tali produttori non stiano pensando, magari proprio in questo momento, di mirare sugli adolescenti la prossima campagna di vendita di prodotti tecnologici, esasperando ulteriormente l’attuale situazione?
Ci rendiamo conto. Non è questa la sede né lo spazio per approfondire l’argomento. Questo è un osservatorio. Ciononostante, ci sentiamo in dovere di affermare che le indicazioni statistiche offerte dallo studio non devono essere sottovalutate. E’ in gioco la salute della nostra società. Presente e futura.  

*avvocato penalista **medico legale con master in criminologia e psichiatria forense. Entrambi Membri della Harvard Associates in Police Science, Baltimore.